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Rischi operativi e ambientali

ACEA Ato2 – criticità connesse all’esistenza di scarichi non a norma

La sottoscrizione della Convenzione di Gestione ha sancito ufficialmente l’obbligo del trasferimento ex lege dei servizi idrici integrati dei Comuni appartenenti all’ATO2 (ad eccezione dei servizi tutelati e, successivamente, in base art. 148 comma 5 del D.lgs. N°152 del 3 aprile 2006, anche dei comuni fino a 1.000 abitanti che hanno la facoltà di non aderire al S.I.I.). In realtà i tempi e le modalità attuative di tale trasferimento sono stati disattesi dagli eventi, a causa sia della mancata disponibilità da parte di alcune Amministrazioni Comunali all’effettivo trasferimento del Servizio, sia della impossibilità per il Gestore, in particolare a partire dal 2007, di acquisire la gestione di impianti idrici, fognari e depurativi non conformi alle norme di legge vigenti per non sottoporsi e/o sottoporre i propri dirigenti alla conseguente azione penale da parte della magistratura.

Le maggiori criticità sono derivate infatti dalla presenza di scarichi ancora non depurati e/o impianti di trattamento esistenti da rifunzionalizzare e/o adeguare a nuovi limiti di emissione determinati dall’Autorità di Controllo a seguito di una diversa valutazione del regime idrologico dei corsi d’acqua ricettori o, addirittura, della natura del recettore (suolo anziché corso d’acqua) per aver ritenuto lo scarico di alcuni depuratori sul suolo nei casi di corsi d’acqua asciutti trovati asciutti all’atto dei controlli.  

La situazione di vera e propria emergenza ambientale ha richiesto anche interventi di natura istituzionale. Infatti la Regione ha sottoscritto nel 2008 un “Protocollo d’intesa per l’attuazione del piano straordinario di risanamento delle risorse fluviali, lacuali e marine finalizzato al superamento dell’emergenza scarichi nell’ATO2 – Lazio Centrale – Roma” con cui ha inteso disporre appositi finanziamenti per l’attuazione di alcuni degli interventi mirati al superamento dell’emergenza.

Ad oggi, grazie al notevole sforzo tecnico ed economico prodigato, sono stati collettati a depurazione 181 scarichi. Rimangono 65 scarichi ancora attivi di cui 37 inseriti in piani di intervento che sta curando ACEA Ato2 e 28 da eliminare a cura dei Comuni o della Regione con finanziamenti pubblici.

E’ stato predisposto nei primi mesi del 2016, alla luce della Delibera 644/15, l’aggiornamento del Programma degli Interventi per il periodo 2016-2019 con indicazioni fino a fine concessione (2032). Tale Programma è parte della documentazione posta alla base dell’istanza tariffaria, che in base all’art. 7.5 della Delibera 664/15 è stata trasmessa all’ARERA per la relativa approvazione. Detto Programma degli Interventi è stato approvato dalla Conferenza dei Sindaci il 27 luglio 2016 e, successivamente, dall’ARERA con deliberazione 674 del 17 novembre 2016 nell’ambito dell’approvazione dello specifico schema regolatorio, recante le predisposizioni tariffarie per il periodo 2016-2019, proposto dalla Conferenza dei Sindaci dell’ATO2 Lazio Centrale Roma.

È stata inoltre emanata in data 27 dicembre 2017 la Deliberazione 918/2017/R/idr dell’ARERA per l’aggiornamento biennale delle predisposizioni tariffare del SII (anni 2018 e 2019), recependo anche la Deliberazione 917/2017/R/idr sulla Regolazione della qualità tecnica del SII, che prevede l’aggiornamento del programma degli interventi, del piano economico finanziario e della convenzione di gestione, e ne dispone la trasmissione all’Autorità entro il 30 aprile 2018.

Nei primi anni di gestione, dal 2003 in poi, sono stati realizzati investimenti scontando in fase di avvio del SII la scarsa conoscenza degli impianti via via acquisiti dai Comuni e la necessità di elaborare una progettazione mirata a risolvere i problemi più critici soprattutto relativi al comparto igienico sanitario. I tempi conseguenti a tale progettazione e alle autorizzazioni all’uopo necessarie per la cantierizzazione delle opere hanno ritardato di fatto la realizzazione di investimenti sul territorio.

Negli anni successivi gli investimenti effettuati hanno consentito il recupero, di fatto, del gap degli anni precedenti realizzando maggiori investimenti rispetto a quelli programmati nel precedente Programma 2014-2017.

Grazie ad un processo di rinnovamento tecnologico e alla messa a regime dell’attività di progettazione sviluppata negli anni precedenti è stato possibile incrementare il livello degli investimenti per la realizzazione di nuove grandi opere. Permangono tuttavia le difficoltà legate alla fase autorizzativa dei progetti che rimane altamente critica soprattutto per quanto riguarda la dichiarazione di pubblica utilità da parte dei comuni ed in particolare di Roma Capitale ed i conseguenti procedimenti patrimoniali finalizzati all’acquisizione delle aree necessarie per i lavori.

A tal riguardo è da sottolineare che è stato nominato un Commissario Straordinario, con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 9 novembre 2015, al fine di rimuovere le criticità dovute alla mancata dichiarazione da parte di Roma Capitale della pubblica utilità di alcuni progetti strategici per il superamento dell’emergenza ambientale nel Comune con particolare riferimento agli importanti interventi di risanamento di scarichi fognari non depurati quali: il completamento del collettore di Ponte Ladrone, il Collettore della Crescenza III, il collettore di Magliana-Maglianella VI tronco, il Collettore dell’Acqua Traversa, il Collettore di Rebibbia, il Collettore di Via Veientana.

ACEA Ato2 – criticità del sistema idropotabile

 

A seguito dell’acquisizione della gestione del SII sono emerse due criticità:

  • qualità dell’acqua emunta;
  • carenza idrica principalmente nella zona a Sud di Roma.

Per quanto attiene alla prima la crisi quali-quantitativa generata dalla presenza sul territorio di fonti con acqua di qualità non conforme rispetto a parametri chimici come arsenico e fluoro naturalmente presenti nelle fonti di approvvigionamento sotterranee in aree di origine vulcanica, con conseguenti criticità in termini di quantità e qualità dell’acqua distribuita (Comuni del comprensorio dei Castelli Romani e più in generale ricadenti nelle aree vulcaniche dell’ATO con oltre 170.000 abitanti e quattordici Comuni), ha visto la Società impegnata nell’elaborazione e realizzazione di adeguati piani di rientro, necessari per il rispetto dei parametri dettati dal D. Lgs. n.31/2001 e recepiti nella successiva pianificazione degli investimenti del Piano d’Ambito.

A tal fine sono state pianificati e realizzati interventi di:

  • sostituzione delle fonti di approvvigionamento locali qualitativamente critiche con fonti connotate da migliori caratteristiche qualitative;
  • miscelazione delle fonti con acque prive degli elementi indesiderati;
  • realizzazione di impianti di potabilizzazione mediante tecnologia a filtrazione o ad osmosi inversa.

Per quanto attiene alla seconda criticità, ovvero la carenza idrica riscontrata principalmente nella zona dei Colli Albani, il cui approvvigionamento dipende dall’acquedotto del Simbrivio, da quello della Doganella e da oltre 140 pozzi locali, nel corso degli anni sono stati realizzati vari interventi volti a mitigare tale criticità, quali la derivazione della sorgente del Pertuso, l’attivazione di nuovi impianti, il serbatoio di Arcinazzo e l’impianto “booster” del Ceraso. Inoltre, tra gli interventi finalizzati a fronteggiare al meglio le situazioni di emergenza idrica che si verificano, in particolare in alcuni comuni a sud di Roma, in coincidenza con i mesi estivi e in concomitanza con l’incremento dei consumi, si è posta particolare attenzione alla gestione della risorsa idrica.

Al fine di garantire la massima trasparenza, nonché la puntuale divulgazione delle informazioni, riguardo alla questione “emergenza idrica”, lo scorso 23 maggio sono state convocate tutte le Amministrazioni Comunali interessate per dare ampia informativa relativamente alla criticità e del conseguente piano di interventi in corso.

Inoltre, è stata richiesta agli stessi Comuni l’emissione di specifiche Ordinanze per limitare l’utilizzo dell’acqua potabile proveniente dal pubblico acquedotto ai soli usi potabili e igienico-sanitari.

In tale contesto si colloca la questione afferente il Lago di Bracciano; la Regione ha emesso due successive ordinanze con le quali ha disposto, a carico di ACEA Ato2, l’interruzione, secondo determinate tempistiche, della derivazione dell’acqua dal lago stesso; successivamente, in data 14 agosto 2017, il Tribunale Superiore delle Acque Pubbliche, su ricorso di Roma Capitale, ha stabilito la parziale sospensione dell’efficacia dell’ordinanza della Regione Lazio del 28 luglio 2017 nonché l’autorizzazione a favore di ACEA Ato2 di prelevare dal Lago di Bracciano 400 l/s a decorrere dal 29 luglio 2017. Tuttavia la Società, sempre sensibile alla importanza del lago come bene ambientale e risorsa da tutelare, nonostante la disponibilità a derivare una portata fino a 400 l/s, ha comunque sospeso i prelievi dal Lago dal 12 al 28 agosto e, definitivamente, dal 14 settembre 2017 ovvero appena è venuta meno la necessità di approvvigionamento da tale fonte.

La gravosità della situazione è stata attestata dal Consiglio dei Ministri che, per fare fronte al descritto prolungato periodo di siccità e alla conseguente situazione di forte emergenza idrica, con delibera del 7 agosto 2017, ha dichiarato “lo stato di emergenza in relazione alla crisi di approvvigionamento idrico ad uso idropotabile nel territorio della Regione Lazio”; con successiva Ordinanza della Protezione Civile n. 474 del 14 agosto 2017, il Presidente della Regione Lazio è stato nominato Commissario delegato per il perseguimento e la realizzazione degli interventi finalizzati a contrastare la crisi di approvvigionamento idrico ad uso idropotabile nel territorio della Regione Lazio.

In relazione a tali provvedimenti, nel mese di agosto 2017, ACEA Ato2 ha trasmesso al Presidente della Regione Lazio, in qualità di Commissario delegato per la crisi, l’elenco degli interventi già realizzati, in corso di realizzazione e da realizzare a breve e medio termine, per far fronte allo stato di emergenza e scongiurare il ripetersi di questa situazione in futuro.

Area Commerciale e Trading

Con riferimento all’Area Commerciale e Trading, i principali rischi operativi connessi all’attività di Acea Energia possono essere relativi a danni materiali (inadeguatezza dei fornitori, negligenza), danni alle persone e danni derivanti da sistemi e da eventi esogeni. La Società, per far fronte ad eventuali rischi di natura operativa, ha provveduto, sin dall’avvio delle attività, a sottoscrivere con primari istituti assicurativi polizze per Property Damage (danni materiali a cose), Third Part Liability (responsabilità civile verso terzi) e polizze infortuni dipendenti. La Società pone particolare attenzione all’aggiornamento formativo dei propri dipendenti e contestualmente alla definizione di procedure organizzative interne e alla stesura di appositi mansionari.

Area Infrastrutture Energetiche

Con riferimento all’Area Infrastrutture Energetiche, i rischi principali ricadenti in questa area industriale (che include oltre ad areti anche Acea Produzione) possono essere classificati come segue:

rischi inerenti all’efficacia degli investimenti di sostituzione/ammodernamento delle reti elettriche, in riferimento agli effetti attesi sul miglioramento degli indicatori di continuità del servizio;

rischi relativi alla qualità, affidabilità e durata delle opere realizzate;

rischi relativi al rispetto dei tempi di ottenimento delle prescritte autorizzazioni, sia riguardo alla costruzione e messa in esercizio degli impianti (ex legge regionale 42/90 e norme collegate) sia relativamente all’esecuzione dei lavori (autorizzazioni dei municipi e altre similari), in rapporto alle esigenze di sviluppo e potenziamento degli impianti;

rischi relativi alla mancata produzione.

Circa il rischio relativo all’efficacia degli investimenti discende in primis dalla sempre più stringente disciplina dell’ARERA in tema di continuità del servizio. La risposta messa in campo da areti per contrastare tale rischio consiste nel rafforzare gli strumenti di analisi del funzionamento delle reti al fine di orientare sempre meglio gli investimenti (es. Progetto ORBT), e nell’applicazione di nuove tecnologie (es. automazione rete MT, smart grid, ecc.).

Circa il rischio relativo alla qualità dei lavori, areti ha implementato sistemi di controllo operativo, tecnico/qualitativi, tra i quali spicca la costituzione dell’Unità Ispezione Cantieri (inserita nell’U.O Qualità e Sicurezza). Gli esiti delle ispezioni, gestiti informaticamente ed analizzati statisticamente, forniscono classifiche di merito (indici reputazionali) con un sistema di “vendor rating” sviluppato in collaborazione con l’Università di Tor Vergata (Roma). Tale sistema produce una valutazione di merito basata sulla reputazione degli appaltatori in riferimento al rispetto dei parametri di qualità e sicurezza dei lavori in cantiere.

Nel corso dell’anno rimane confermato il buon livello raggiunto dell’indice reputazionale generale delle imprese che hanno operato per areti.

Circa il rischio relativo al rispetto dei tempi esso deriva dalla numerosità dei soggetti che devono essere interpellati nei procedimenti di autorizzazione e dalla notevole incertezza sui tempi di risposta da parte di tali soggetti; il rischio è insito nella possibilità di dinieghi e/o nelle condizioni tecniche che i predetti soggetti possono porre (ad esempio realizzazione di impianti interrati anziché “fuori terra”, con conseguente maggior costo di impianto e di esercizio). Si fa notare anche il maggior costo operativo derivante dalla notevole durata dei procedimenti, che costringe le strutture operative ad un presidio impegnativo (elaborazione e presentazione di approfondimenti di progetto, valutazioni ambientali, ecc.), nonché alla partecipazione a conferenze di servizi e incontri tecnici presso gli Uffici competenti. Il rischio sostanziale resta, comunque, legato al mancato ottenimento di autorizzazioni, con conseguente impossibilità di adeguare gli impianti e conseguente maggior rischio legato alle performance tecniche del servizio (al presente, risulta in sofferenza il procedimento per l’ammodernamento della rete AT nell’area del Litorale e il procedimento con Terna per la realizzazione della nuova cabina primaria Castel di Leva). Si rimarca che un elemento di particolare criticità consiste nei lunghi tempi di risposta di alcune amministrazioni interpellate.

Circa il rischio di mancata produzione degli impianti, Acea Produzione ha provveduto fin dall’inizio delle attività a sottoscrivere con primari istituti assicurativi polizze per limitare eventuali danni per la mancata produzione.

Area Ambiente 

I termovalorizzatori, nonché in grado minore gli impianti di trattamento dei rifiuti, sono caratterizzati da un elevato livello di complessità tecnica, che ne impone la gestione da parte di risorse qualificate e strutture organizzative dotate di un elevato livello di know how. Sussistono quindi concreti rischi per quanto attiene la continuità di performance tecnica degli impianti, nonché connessi all’eventuale esodo delle professionalità (non facilmente reperibili sul mercato) aventi specifiche competenze gestionali in materia.

Tali rischi sono stati mitigati attraverso l’implementazione e l’attuazione di specifici programmi e di protocolli di manutenzione e gestionali nell’ambito di sistemi di gestione ambientale certificati UNI EN ISO 14001:2015 e di registrazione ambientale EMAS, redatti anche sulla base dell’esperienza di conduzione impiantistica maturata.

Sotto altro profilo, gli impianti e le relative attività sono parametrati su specifiche caratteristiche dei rifiuti di ingresso. L’eventuale difformità di tali materiali rispetto alle specifiche, può dare corso a concrete difficoltà gestionali, tali da compromettere la continuità operativa degli impianti e da rappresentare rischi di ricadute di natura legale.

Per tale motivo sono state attivate specifiche procedure di verifica e controllo dei materiali di ingresso mediante prelievi a spot e campagne analitiche ai sensi della normativa vigente.